Caso Italia.

La lunga marcia verso il nulla.

Il paese come un enorme corpo morto? Foto: Rei-artur / Wikimedia Commons / CC-BY-SA 3.0

(Teresa Galiani) – C’è una malattia che affligge l’Italia, ed è l’indifferenza. Viene da chiedersi a quando e a cosa far risalire la genesi di questa indifferenza. Probabilmente le radici vengono di lontano.

E’ difficile, poi distinguere, tra indifferenza e apatia, probabilmente o quasi sicuramente l’Italia è afflitta da tutte e due. Il passo successivo è la rassegnazione.

Ma un altro sentimento ancora  affiora giorno dopo giorno, ed è la paura. Purtroppo questa paura viene in larga parte indotta ed alimentata dalla propaganda politica, appunto giorno dopo giorno

Il paese, tutto, come un enorme corpo morto, sta sprofondando in una crisi che, ai pochi avveduti, appare irreversibile, talmente essa è profonda. E questo avviene rapidamente.

Questa crisi è complessa, è economico-finanziaria, ma anche etica. Di fronte a questa rovina niente sembra scuotere veramente una parte dell’opinione pubblica, che è in preda ad un sonno profondo.

Non ci si indigna, e quando ci si indigna non è mai abbastanza, in ogni caso raramente con l’intensità che la gravità della situazione o la gravità dei singoli eventi o affermazioni,  esternazioni pressoché quotidiane dei rappresentanti del governo, richiederebbe. Governo che, come si sa, è formato da due forze eterogenee, Lega di Salvini e Movimento 5 stelle, che portano avanti l’una delle istanze nazionaliste ed anti-europeiste, l’altro delle istanze anti-sistema.

La Lega di Salvini inoltre è contraddistinta da un connotato xenofobo più o meno vagamente autoritario. E questo connotato è quello che più fortemente è percepito dall’opinione pubblica, anche perché la propaganda portata avanti da Salvini sui social ed in televisione, sui quali è onnipresente, in fondo si basa quasi solo su questo messaggio, che una volta era contro i meridionali ed ora è anti-immigrati.

Siamo tutti (o quasi tutti) assuefatti a questo “regime”. Benvenuti nel quotidiano di un popolo che vive in un “regime” populista negli anni 2000.

Esattamente come nel passato il populismo ha bisogno della propaganda, di un linguaggio semplice e che semplifichi al massimo i concetti arrivando direttamente alla pancia dei cittadini. I populisti nostrani, digiuni di qualsiasi ideologia (nel senso positivo del termine) avversari acerrimi di qualsiasi pensiero profondo e visione critica della realtà, dall’orizzonte temporale molto limitato, non portatori di alcun progetto a lungo termine, solido, come invece si addice alla vera politica, quella nobile, hanno un bisogno disperato della propaganda, di dissolvere qualsiasi pensiero nello slogan.

Come qualsiasi governo populista questo governo a trazione leghista (anche se in realtà la Lega ha molto meno deputati rispetto al Movimento 5 stelle) ha bisogno di un capro espiatorio, in questo caso i migranti. Ha bisogno di creare un nemico. La politica di Salvini finora è tutta qui, cioè far leva sulle paure più o meno consapevoli dei cittadini, dilatare queste paure per poterle meglio strumentalizzare. Far leva sul loro bisogno di sicurezza o sulla insicurezza “percepita”, sì percepita, perché tutte le statistiche dimostrano che i reati in Italia sono in netta diminuzione. Ma in quest’epoca di comunicazioni sempre più veloci e sempre più superficiali  il percepito è divenuto più importante del reale. E questo fa buon gioco al ministro della paura.

Come per qualsiasi argomento anche in questo caso non è possibile generalizzare, non si possono analizzare le reazioni per es. degli abitanti delle valli del Nord Italia o della Pianura Padana, insieme con quelle degli abitanti della Sicilia  o della Calabria.

Roma in tutto questo, a mio avviso, rappresenta un caso a parte e un osservatorio interessante, anche se non si può parlare semplicisticamente di Roma, in quanto nella stessa città coesistono più realtà.

La prima un po’ grossolana distinzione va fatta tra periferia o periferia estrema e centro.

Roma ha sempre accolto tutti , è nella sua storia, nel suo DNA. E questo suo passato l’ha resa anche molto spesso ironica nel giudicare i fatti della storia, un’ironia, uno spirito particolare tutto suo. Questo spirito l’ha aiutata ad attraversare tutti gli eventi che si sono susseguiti attraverso la sua storia millenaria, comprese invasioni e scorrerie da parte di popoli ed eserciti differenti. Se questo è valido per tutta l’Italia, però Roma ha sempre reagito con un ironico distacco a tutti gli eventi piccoli e grandi, è la sua filosofia.

Ma adesso? Questa propaganda stringente, con il concorso  logicamente anche della crisi economica, aiutata dal senso di abbandono avvertito nelle periferie a causa di una politica da parte degli amministratori locali che si è rivelata ampiamente insufficiente a causa della loro incapacità (l’attuale sindaco 5 Stelle ha raggiunto l’apice di questa inadeguatezza), ha iniziato a scalfire questo modus vivendi, la così tipica filosofia di vita di questa città. Anch’essa tende ad incattivirsi, anche senza raggiungere le punte di altri centri in Italia.

Se da un lato non si può dire che Roma sia diventata xenofoba nel vero senso del termine, proprio perché abituata da millenni ad accogliere tutti senza troppo preoccuparsi di analisi o distinzioni,  e di conseguenza la sua cifra è stata sempre la tolleranza o anche, se vogliamo, una certa indifferenza in senso buono, nel senso di vivere e lasciar vivere, dall’altro lato non si può negare che una breccia si è ampiamente aperta nelle periferie, soprattutto nelle estreme periferie, più povere, emarginate e degradate, che purtroppo rappresentano come un corpo a sé, come degli universi isolati dal resto della città.

Le periferie, che si sentivano abbandonate anche per un certo fallimento delle politiche della sinistra, si sono rifugiate sotto l’ala protettrice di Salvini. Più che il resto della città affidano all’uomo forte al comando il compito di proteggerle dal pericolo, dal nemico. Le periferie  hanno più di altre realtà identificato nel diverso, soprattutto l’immigrato, la causa del loro disagio, accettando e sostenendo quindi più o meno completamente le tesi di Salvini.

La politica degli sgomberi  da lui attuata (vedi lo slogan della ruspa) in realtà non ha  messo in sicurezza questi territori, ma ha creato solo una massa di gente allo sbando, immigrati ma anche italiani poveri, che non sanno dove andare, e quindi adesso vivono in strada. In ogni caso questa politica di intolleranza ha accentuato la guerra del povero contro il povero.

Ma, come spesso avviene, in questa situazione c’è anche una reazione uguale e contraria, infatti questo clima di intolleranza ha rafforzato, ha motivato ancora di più la catena di solidarietà dei volontari, laici o non, per lo più membri di associazioni come la Caritas, Sant’Egidio, Croce rossa e molte molte altre, che da sempre sono ampiamente presenti sul territorio romano.Quindi una parte della città non solo resiste, ma reagisce in una direzione opposta e contraria agli stimoli xenofobi, rafforzando ancora di più la rete della solidarietà.

Purtroppo accanto a delle aree tradizionalmente progressiste, che di solito coincidono con i quartieri più agiati o semplicemente meno svantaggiati o culturalmente più evoluti, esiste nella città di Roma una rilevante presenza di gruppi più o meno folti di estrema destra, che per lo più fanno riferimento ancora al fascismo, alla figura di Mussolini. E si tratta generalmente di giovani, non di vecchi nostalgici, e di gruppi che si trovano indifferentemente sia nei quartieri più ricchi sia in quelli più poveri, quindi si tratta di gruppi trasversali.

Se Roma riesce ancora a salvaguardare, anche se in parte, la sua natura di accoglienza e resistenza verso gli estremismi, purtroppo questo non avviene in molte  parti del paese.

Solo poco tempo fa, addirittura mesi (ma come tutto sembra così lontano ormai!) il corpo sociale avrebbe avuto come minimo un sussulto o un moto di rivolta nei confronti di avvenimenti o affermazioni come: ”Prima gli italiani”, “Aiutateli a casa loro (i migranti. Ma come?) oppure.… ”Portateli a casa vostra (sempre come riferimento ai migranti, rappresentati dunque con questi slogan semplicistici come degli oggetti ingombranti) e, primo su tutti, lo slogan: “Il governo del cambiamento”.

In nome del “cambiamento” si sono sdoganati, si è data libera circolazione a omofobia, xenofobia, atteggiamenti palesemente neo-fascisti, intolleranza, violenza verbale illimitata.

“Il sonno della ragione genera mostri”: prima del sonno  a precederlo c’è l’indifferenza, l’apatia , la paura, che tutto fanno accettare, tutto rendono giustificabile, anche affermazioni che fino all’altro giorno sarebbero state impensabili e inaccettabili sopratutto da parte di chi ricopre cariche pubbliche.

Come sempre in questi casi una vera opposizione politica purtroppo non c’è, essa non è quasi presente, con un Partito democratico alla ricerca di se stesso, della sua identità e fermo in un congresso che sembra interminabile, dai tempi lunghissimi per regolamento, e una Forza Italia, il partito di Berlusconi, ormai quasi decimato.

Per il momento un unico tentativo concreto di opporsi a questa deriva è apparso all’orizzonte e a questo guardano gli europeisti convinti, tutti coloro che sperano in qualche modo di riuscire, da qui alle elezioni europee, a fermare il degrado. E’ il movimento europeista dell’ex ministro dello Sviluppo economico con il governo Renzi prima e il governo Gentiloni poi, Carlo Calenda. Questo movimento, che si chiama “Siamo europei”, e che ha visto ufficialmente la luce nei giorni scorsi, rappresenta per il momento l’unico speranza concreta per i progressisti.

Chiunque abbia delle idee rivolte al futuro, ad un’Europa non da abbattere, ma da ricostruire su basi più giuste, chiunque abbia un minimo di cultura, cultura intesa in senso lato, chiunque senta ancora vivo in sé il sentimento della solidarietà, chiunque resti attaccato al motto “restiamo umani” viene additato con disprezzo, come non appartenente al “popolo” ma all’élite. L’élite, questa categoria indistinta su cui far convergere odio e disprezzo, come, parallelamente, dall’altra parte della medaglia gli immigrati sui quali pure convergono odio e disprezzo.

Le elezioni del 26 maggio si avvicinano rapidamente, forse troppo  velocemente, ma questo tempo non bisogna farlo trascorrere invano. Bisogna acquisire consapevolezza, sempre più profonda, del pericolo e spenderla in maniera proficua.

Alcune settimane fa proprio a Roma c’è stato un bel momento di aggregazione quando, dopo l’aggressione di due giornalisti del settimanale L’Espresso, aggressione attuata da parte di uno dei gruppi di neo-fascisti cui si è accennato prima, al cinema Nuovo Sacher,  il cinema del regista Nanni Moretti, (l’ideatore a suo tempo del famoso movimento dei Girotondi contro Berlusconi) si è svolto un incontro, uno scambio di opinioni tra intellettuali, artisti, giornalisti rappresentanti di associazioni di volontariato per fare il punto della situazione, degli avvenimenti, un po’ anche per non sentirsi soli, isolati, per farsi coraggio, riconoscersi fra simili.

Da dove partire quindi da qui al 26 maggio? Bisogna partire proprio da tutti questi semi che, nonostante tutto, vengono sparsi qui e lì, da differenti gruppi con differenti iniziative, per dirsi che no, non siamo morti, uccisi dall’indifferenza, ma che la volontà di andare avanti, di non arrendersi all’indifferenza c’è ancora, forse bisogna riunirsi, si è un po’ dispersi e frastornati, forse anche colpevolmente, non eravamo preparati a quest’onda populista, colpevolmente perché ci eravamo illusi che  questo pericolo non poteva ritornare, non ci riguardava, eravamo al sicuro.

Abbiamo finalmente capito che no, non eravamo al sicuro, non si è mai al sicuro.

3 Kommentare zu Caso Italia.

  1. luciano murgia // 6. Februar 2019 um 12:52 // Antworten

    Risulta indigesta una morale espressa in questi toni.
    Che l’Italia ed il popolo italiano abbiano molti difetti, non è certo in discussione ma che la morale arrivi dal pulpito di chi è l’autore del disastro Italia, non si può accettare.

    Siamo di fronte ad un progetto scientemente strutturato: sfibrare i valori imprenditoriali, fiaccare la coscienza e la morale imprenditoriale; scarso interesse sociale nei confronti delle aziende. Di disorientamento verso un modello economico che non deve essere dato da comprendere.

    Dal 1994 questa Nazione ha dovuto sopportare governi di destra e di sinistra caratterizzati da temi per un verso sempre secondari o marginali di “distrazione”, ma complementari ed essenziali ad un’azione globale che ha travalicato i confini per approdare sul piano liscio della globalizzazione delle merci e delle persone mercificate: distruzione del tessuto industriale nazionale, perdita della sovranità monetaria (che è ciò che principalmente definisce l’indipendenza di una Nazione), aggressione al mondo del lavoro e dei diritti sociali a favore esclusivo dei diritti civili.
    Fautori di quel modello economico che, spostando i propri interessi economici senza usare bombe e fucili ma semplicemente spostando una quantità di moneta da una parte all’altra del Globo, creano aree di pressione e de-pressione a proprio piacimento. Utilizzando un modello, deliberatamente esportato in tutto il mondo, che necessita dell’attrazione e della concentrazione dei contrasti perché si basa su un modello di scarsità e monopolio nel controllo di una risorsa: il denaro.

    La storia si ripete? Si, nella tratta degli schiavi.
    Da chi ha distrutto la propria patria, è questo che si “veicola”, sperimento dai suoi predecessori & C. sulla pelle dei Greci che, a detta di Monti, è stato il più grande successo della UE. Si, schiavizzarli.
    Adesso hanno bisogno di “risorse” perché le donne occidentali sin dagli anni ’70 sono ricorse a pillole anticoncenzionali, spirali, spray spermacidi, aborto terapeutico in nome di un femminismo sapientemente strumentalizzato da quelle mille sinistre che si riproducono ormai per gemmazione; ed ora, solo ora, capiamo di essere stati vittime di una mistificazione culturale che ci ha portato ad una limitazione delle nascite suicida. Per contro, in Africa sono stati liberi di fare figli a valanga, pur non avendo i mezzi per mantenerli, con grande gioia delle Organizzazioni Umanitarie (sigh), che invece di distribuire anticoncezionali, raccolgono soldi a palate e i figli da mantenere li fanno trasferire in Occidente.

    Non siete preparati a quest’onda populista?
    Cari amici, in realtà voi siete i traditori della sinistra. Perché non si può non distinguere il clamoroso voltafaccia operato da questi sedicenti sinistri nei confronti di un ceto sociale che in quei concetti originari si rispecchiava a da cui traeva forza ed orgoglio. Vi siete trasformati in servi del potere economico-finanziario, del mercato, delle lobby mondialiste, degli islamici e di quei luridi schiavisti delle ONG; che tutto possono fare tranne che proteggere il popolo.

    Dove sta il vantaggio di chiedere una soluzione a chi in questa situazione ci ha fatto entrare?

    Ciò che secoli di guerre, carestie, invasioni e migrazioni non sono riusciti a fare, lo hanno fatto egregiamente burocrati e spregiudicati colletti bianchi con la complicità di una cultura arcobaleno che da tempo ha perso la critica della ragione: apatici; globalizzati dell’indifferenza anestetizzati dalla cultura del benessere.

    Proprio Lei, cara signora. Utile serva dei potenti.

  2. Caro Signor Murgia,

    Lei forse è un po’ duro nei confronti di Teresa Galiani, no? Certo, io non posso che darle ragione sul fatto che non solo l’Italia, ma quasi ogni popolo europeo si è venduto e svenduto al Dio Potere e Denaro per (poco) divertimento …Ma “pane e circem” è sempre stato l’arma di questo dio. “Utili servi dei potenti” e traditori, lo siamo tutti..Siamo tutti colpevoli.
    Non solo non abbiamo fatto nulla per impedire l’inevitabile, ma peggio, siamo gli artificieri del nostro disastro sociale, economico e umano…I colpevoli sono li, proprio davanti a noi, basta prendere uno specchio…

  3. luciano murgia // 7. Februar 2019 um 20:52 // Antworten

    Cara Brigitte, necessariamente!
    È perché l’esposizione del testo tende eminentemente verso una sentenza, ed emerge chiaro il sentimento rivolto verso i propri compatrioti: dileggio sino alla derisione.

    E risultano oltremodo offensivi in quanto vergati su un giornale che può rappresentare per coloro che della realtà italiana conoscono poco e niente, un punto fermo su cui generare ulteriori censure.

    La vaneggiata “paura” è solo la loro: quella politica. Di esclusi.
    Non parla certo della paura del cittadino di non avere denari per sostenersi dignitosamente, o di quella dell’imprenditore che riceve la Pec dal fisco.

    Ciò che succede nel panorama politico italiano non ha pari in nessun altro paese €uropeo. Paragonabile per certi versi all’epoca della stesura della Costituzione!
    Succede che all’interno della coalizione di Governo, coesistono forze di natura contrapposta (e diverse dal PD e da FI, quelle cioè che hanno governato nell’ultimo ventennio) costrette per il tramite di un Contratto, a trovare un punto di incontro. E che ad oggi, è la situazione migliore che si possa verificare.

    Certo è, che si può fare di meglio; ma almeno si è intrapresa una strada diversa da quella che ci ha portato al baratro.
    Quindi, se la domanda è: ma tu stai bene in questa situazione economica? E rispondi negativamente, allora, perché non la vuoi cambiare?

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