Serie (8) – Soldi europei per la mafia?
Oggi - Il caso Rosario Leo, ovvero come funziona in pratica “il sistema”. Un imprenditore edile si scontra con una magistratura totalmente deviata e paga un prezzo alto per non aver abbassato la testa.
(Kai Littmann) – Nei primi sette articoli di questa serie abbiamo descritto i progetti di gasdotti in Italia, il sistema giudiziario italiano, il funzionamento dei vari gruppi di criminalità organizzata in Italia, abbiamo pubblicato la reazione della Commissione europea alle nostre domande e ora è giunto il momento di passare dalla teoria alla pratica, illustrando le disfunzioni economiche, giudiziarie e politiche attraverso un esempio concreto: i “dossier Rosario Leo”.
Rosario Leo, nato nel 1959 a Ginosa, nel Sud Italia, è un self-made man. Già da studente lavorava nell’impresa edile del padre, trascorrendo i fine settimana nei cantieri delle infrastrutture, mentre i suoi amici si divertivano nei locali notturni. Ma Rosario, una vera e propria “energia esplosiva”, ha imparato molto presto a gestire grandi cantieri e ben presto è stato in grado di lanciare le proprie aziende, che hanno avuto un buon successo.
Nel 1994, insieme ad altre imprese di costruzione, che formarono dei raggruppamenti temporaneo con Rosario Leo come “capogruppo”, ottenne appalti importanti. I consorzi temporanei si aggiudicarono importanti subappalti per la costruzione di ampie sezioni del gasdotto TAP, un progetto infrastrutturale di estrema importanza per l’approvvigionamento energetico non solo dell’Italia, ma anche di gran parte dell’Europa. Bonatti s.p.a. era l’appaltatore di questi raggruppamenti temporanei di imprese, incaricati di realizzare tratti del gasdotto in Calabria , Basilicata, Toscana e Campania, ovvero in tutta Italia. Dato che la Bonatti s.p.a. era tra i general contractors del colosso del gas SNAM s.p.a., a sua volta incaricato di realizzare questo progetto dal settimo gruppo energetico mondiale, ENI s.p.a., il futuro di questi consorzi e di Rosario Leo sembrava roseo. Ovviamente, i contratti con Bonatti prevedevano che tutti si impegnassero a rispettare la legge Antimafia (Legge 55/1990). E questa clausola avrebbe giocato ancora una volta un ruolo importante. Tuttavia, non fu l’inizio di una grande storia di successo economico, ma di un incubo che continua ancora oggi.
I lavori iniziarono e tutto sembrava andare alla perfezione. L’unico problema era che il contraente generale, Bonatti s.p.a., non pagava interamente le fatture dei consorzi temporanei. Furono eseguiti anche lavori aggiuntivi (extracontrattuali) che si erano resi necessari a causa di difficoltà di ogni tipo, come il maltempo o caratteristiche impreviste del cantiere, che avrebbero dovuto essere oggetto di pagamenti supplementari non prevedibili nei contratti. Naturalmente, i costi dei consorzi dovevano essere pagati all’inizio di ogni mese, compresi i salari degli operai, i macchinari di cantiere, il gasolio e tutto il resto. Nonostante i solleciti di Rosario Leo a Bonatti, le somme dovute non sono mai arrivate da Bonatti che ha sempre trovato scuse banali per ritardare il pagamento.
Nel gennaio 1996, i consorzi temporanei hanno interrotto i lavori a causa del mancato pagamento delle fatture e dell’incapacità di Bonatti di fornire una contabilità corretta. Dopo molti mesi di tentativi di accordo con Bonatti, quest’ultima aveva comunque gia ricevuto le somme concordate con la Snam. Tuttavia la Bonatti aveva ricevuto le somme concordate dal suo cliente Snam, che a loro volta erano state pagate dal gestore del progetto, il gigante dell’energia ENI s.p.a.. Inoltre, Bonatti non trasferì ai consorzi gli indennizzi assicurativi ricevuti dalla compagnia assicurativa di SNAM per queste difficoltà impreviste. In seguito, i legami di Bonatti con la criminalità organizzata sono venuti alla luce a seguito dei fatti che hanno coinvolto l’azionista di maggioranza (con il 70% delle azioni) Callisto Tanzi, che è stato condannato a una pena detentiva per appropriazione indebita di 14 miliardi di euro frode e associazione a delinquere per un altro scandalo.
Naturalmente, i consorzi e le aziende coinvolte non intendevano lasciar perdere e si rivolsero ai tribunali competenti. Da quel momento in poi, “il sistema” ha messo in campo tutto il suo potere, sapendo che la criminalità organizzata in Italia si era infiltrata nelle alte sfere del sistema giudiziario e del mondo politico.
In parole povere, il mancato pagamento dell’intero costo dei lavori da parte dei consorzi non poteva essere giustificato da eventuali difetti dell’opera, anzi al contrario, i Tribunali della giurisdizione della Basilicata confermarono che queste opere incredibilmente complesse erano state regolarmente completate fino all’interruzione del rapporto contrattuale.
Dal 1996, le relative cause hanno circolato tra i tribunali e il sistema giudiziario, sono state inviate a tribunali con magistrati compiacenti, sono state “perse” e, per non disturbare “il sistema”, sono stati addirittura nominati magistrati compiacenti dove si sapeva che le cause sarebbero arrivate a breve.
A questo punto sarebbe dovuta intervenire la Legge Antimafia (Legge 55/1990), che prevede che in questi progetti il committente si sostituisca al suo contraente generale pagando il dovuto. In questo caso, era SNAM che avrebbe dovuto sostituirsi a Bonatti per il pagamento, ma ciò non è mai avvenuto.
Molte imprese dei consorzi hanno finito per gettare la spugna, e questo era chiaramente l’obiettivo di questa farsa contrattuale e legale, che mirava a far fallire le imprese che non hanno mai ricevuto il denaro loro dovuto. Ma “il sistema” non ha retto alla tenacia di Rosario Leo, che negli anni ha costruito un solido dossier con tutti i documenti relativi a questo scandalo e non solo. Un archivio talmente completo da permetterci di pubblicare questa serie, poiché abbiamo tutte le prove materiali di ciò che raccontiamo in questa serie.
Rosario Leo ha portato il suo caso a tutti i livelli del sistema giudiziario italiano. Tribunali, Corti d’Appello, Corte di Cassazione, e ha presentato il suo caso al Presidente della Repubblica Italiana, ed alcuni Capi dei Governi che si sono succeduti, al Consiglio Superiore della Magistratura (la potente struttura di controllo del sistema giudiziario che, tra le altre funzioni, è presieduta dal Presidente della Repubblica, che decide la nomina, la revoca e il trasferimento dei magistrati e quindi ha il potere di collocare i magistrati dove “il sistema” ne ha bisogno), Autorita Nazionale Anti Corruzione (ANAC), alla Direzione Nazionale Antimafia (DNA) e alle Autorità di Polizia, ma quasi ovunque Rosario Leo si è scontrato con il muro di omertà che caratterizza “il sistema”.
Oggi l’intero sistema giudiziario Italiano e il mondo politico sono a conoscenza e hanno ricevuto tutti i dossier di Rosario Leo, fino al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, i Procuratori Generali della Corte di Cassazione Pasquale Ciccolo, Riccardo Fuzio, Giovanni Salvi e Luigi Salvato e anche dei Tribunali di Perugia che devono controllare le attivita della Pubblica Amministrazione di Roma. Anche molti Ministri hanno promesso di occuparsi della questione, ma nessuno si è mosso. Tutte queste persone non hanno adempiuto ai loro doveri, ma hanno violato la Costituzione. Anzi, il mondo politico sta addirittura cercando di cambiare le leggi affinché la Prescrizione, leggi sull’Abuso di Potere, sul Traffico di Influenze e sul Concorso Esterno in Associazione a Mafiosa, possa consentire l’archiviazione di questi casi. Se il mondo politico dovesse riuscire in queste modifiche legislative, significherebbe che nessuno verrebbe punito per le proprie malefatte.
Il danno subito dai consorzi temporanei in questo caso ammonta a più di 50 milioni di euro, ma non bisogna dimenticare gli altri danni materiali, come le parcelle degli avvocati per quasi 30 anni, i costi associati a questi innumerevoli procedimenti, ma anche i danni non materiali, come la perdita della famiglia, la perdita della salute, la perdita di un’attività in forte espansione e la perdita dei profitti fino alla data odierna. Altri imprenditori dei consorzi non hanno avuto la forza di Rosario Leo: ci sono fallimenti, tragedie personali fino ai suicidi.
A livello Europeo, Rosario Leo non può (ancora) portare il suo caso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo, perché per farlo deve prima esaurire tutte le vie legali nel Paese del ricorrente. Ma da più di 7 anni la Procura Generale della Corte di Cassazione ha comunicato sommariamente a Rosario Leo che il suo caso era stato archiviato, impedendogli di rivolgersi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo in assenza di una sentenza richiesta e mai ricevuta
Un’altra notizia rischia di favorire il proseguimento dei “dossier Rosario Leo”: lo scandalo dell’ex giudice Luca Palamara e dell’ex avvocato esterno dell’ENI Piero Amara (di cui abbiamo già parlato), entrambi accusati di corruzione. Per evitare il carcere, i due avevano iniziato a pubblicare una lista di alti magistrati, politici e personaggi di alto profilo appartenenti a “il sistema” e alla “Loggia Massonica Ungheria”. La scorsa settimana le condanne a carico dei due poiche non ricordano piu nulla le condanne sono state ridotte di conseguenza. Ma è troppo tardi, della lista di 70 nomi, 40 sono già stati pubblicati e c’è una speranza concreta che “il sistema” possa crollare. Visto che questa collaborazione tra criminalità organizzata, politica e sistema giudiziario è una vera e propria piaga per il meraviglioso Paese Italia, che era ed è ancora.
Nonostante questa incredibile storia, Rosario Leo ha mantenuto un atteggiamento estremamente positivo. L’uomo che ha visto il lavoro di una vita distrutto da “il sistema” continua a lottare con un coraggio senza pari, portando avanti il caso con la professionalità di un esperto forense, ed è determinato a portare a termine questo scandalo.
I prossimi passi di Rosario Leo sono chiari: il suo caso sarà presentato alla Procura Europea, alla Procura di Bruxelles, all’OLAF (la forza di polizia d’élite che combatte la criminalità organizzata e la corruzione) e a EUROJUST all’Aia. Gli attori de “il sistema”, i cui nomi non sono ancora stati resi tutti noti, non devono sentirsi molto bene in questi giorni…
Dopo sei mesi di indagini, il prossimo articolo di questa serie sostituirà il “?” del titolo con un “!”… da non perdere!
Già pubblicato in questa serie:
Articolo 0
Articolo 1
Articolo 2 (numero speciale)
Articolo 3
Articolo 4
Articolo 5
Articolo 6
Articolo 7
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